Le Lesioni Muscolari

L’allenamento è la base della pratica sportiva; attraverso gli esercizi, la corsa, la ripetizione del gesto atletico si cerca di migliorare il proprio livello di performance. Ma il cammino che ci porta al miglioramento è spesso impervio e tortuoso; sono molte le variabili che influenzano il processo d’allenamento e quando qualcosa non va per il verso giusto è facile incorrere in un infortunio muscolare.

Un po’ di fisiologia

Un gesto apparentemente banale come può essere quello della corsa, in realtà nasconde dei meccanismi di esecuzione molto complessi. Il movimento che ne risulta non è dato dall’azione di un singolo muscolo, ma dalla coordinazione di tutti i vari muscoli tra di loro. Mentre un muscolo si contrae, altri si rilassano e si allungano, altri ancora devono restare contratti per garantire stabilità alle articolazioni; e questo avviene non solo nella corsa, ma tutte le volte che effettuiamo un qualsiasi movimento.
Tutto ciò è reso possibile da particolari recettori presenti sulle fibre muscolari di tutti i muscoli dell’organismo; ognuno di loro manda informazioni al sistema nervoso centrale che, come un direttore d’orchestra, dirige il tutto in completa armonia.

Perché l’infortunio?

Ci sono fattori che possono indurre il sistema nervoso centrale in errore. Alcuni tra questi sono: la mancanza di riscaldamento, la preparazione fisica non idonea, i movimenti bruschi o violenti, i problemi articolari, gli squilibri posturali e muscolari, la scarsa elasticità muscolare, le condizioni ambientali avverse, i microtraumi ripetuti, abbigliamento e calzature non idonei, un recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico o semplicemente la fatica.
Si verifica così un brusco allungamento delle fibre muscolari che può causarne la rottura.

L’entità dell’infortunio
In letteratura sono presenti diverse classificazioni; noi proponiamo quella di Nanni (2002) che classifica il danno in base alla gravità.
– Contrattura (o lesione di grado 0): aumento involontario e persistente del tono muscolare.
– Elongazione (stiramento o lesione di grado 1): distensione delle fibre muscolari senza rottura.
– Distrazione (strappo o lesione di grado 2): distensione delle fibre muscolari con rotture di parte di esse.

Si divide in:
I stadio – rottura di poche fibre <20%
II stadio – rottura di più fibre >20% <50%
III stadio – rottura parziale >50%
Rottura Completa: interessa il muscolo in tutto il suo spessore.

La diagnosi dell’infortunio
Per diagnosticare e classificare la lesione muscolare con accuratezza bisogna considerare come è avvenuto l’infortunio e esaminare la zona infortunata tramite osservazione, palpazione e valutazione funzionale (esame obiettivo).
Generalmente la contrattura si presenta in maniera graduale e la si avverte come un indurimento del muscolo (quasi come un crampo) soprattutto dopo attività muscolare intensa o prolungata. All’esame obiettivo si rileva abbastanza facilmente una zona del muscolo particolarmente contratta e dolorante.
Nell’elongazione l’episodio è di solito improvviso, si avvertono tensione e dolore diffuso a tutta la fascia muscolare, generalmente durante l’esecuzione di un movimento di “cambio passo” o di allungo. All’esame obiettivo è possibile individuare una zona circoscritta particolarmente dolorante, a volte accompagnata da contrattura dei tessuti circostanti a scopo di protezione; questo può indurre in errore, confondendo l’elongazione per una contrattura. Talvolta il dolore è sopportabile e potrebbe indurre l’atleta a continuare il match; così facendo aumenta notevolmente il rischio di aggravare la situazione (distrazione muscolare) per cui è consigliabile fermarsi il prima possibile, anche se il dolore avvertito è di lieve entità.
Nelle distrazioni l’episodio è decisamente più netto; si avverte la sensazione come di una “sassata”, un colpo secco a livello muscolare, generalmente durante uno sforzo improvviso (stacco, scatto, tiro di potenza ecc..). Il dolore è molto forte e risvegliato ad ogni movimento dell’arto. All’esame obiettivo è spesso riscontrabile un’ecchimosi (ematoma) provocata dalla fuoriuscita di sangue dalle fibre muscolari lacerate.
Per una più approfondita valutazione è indispensabile l’ecografia, che consente di stabilire lo stato anatomo-patologico della lesione e in seguito di valutare l’evoluzione della cicatrizzazione. In alcuni casi è indispensabile la Risonanza Magntica.
La rottura completa è di pertinenza chirurgica e necessita del ricovero immediato.

La Cura
Per determinare una strategia di trattamento valida è fondamentale fare una diagnosi precisa. Curare una distrazione come una contrattura può avere effetti molto pesanti; in casi di incertezza è bene fare ricorso all’ecografia.
Due consigli basilari: è importante non sottovalutare gli episodi di infortunio muscolare e bisogna considerare il riposo come un’arma vincente nella prima parte della terapia (almeno 7 giorni).
Nella fase acuta (prime 48 ore) si consiglia l’immediata l’applicazione di un impacco freddo (borsa del ghiaccio) e di un bendaggio compressivo per ridurre l’eventuale emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa, oltre naturalmente al riposo funzionale dell’arto.
La contrattura generalmente si risolve in 7 giorni; si può ricorrere fin dai primi giorni a terapie come l’endotermia che facilitano i processi miorilassanti; il massaggio è invece indicato dopo i primi 3 o 4 giorni, quando il dolore s’è attenuato. Quando la dolorabilità cessa completamente si può tornare all’attività, insistendo sullo stretching.
Per l’elongazione i tempi si allungano a circa 3/4 settimane; l’applicazione di ghiaccio e di appositi cerotti antinfiammatori facilitano il processo di guarigione. Per stimolare il metabolismo delle fibre lesionate velocizzando la riparazione è molto utile l’endotermia 2 o 3 volte a settimana.
La distrazione muscolare richiede tempi ancora più lunghi, fino a 6/8 settimane.
La percentuale di fibre coinvolte varia a seconda che la distrazione sia di primo, secondo o terzo grado; più fibre sono coinvolte, maggiore è l’estensione della cicatrice e il tempo necessario perché questa si formi.
Nei primi tre giorni si applica ghiaccio, bendaggio compressivo e riposo assoluto; successivamente si consiglia di effettuare l’endotermia per facilitare il riassorbimento dell’ematoma (causa di dolore) e per stimolare la formazione della cicatrice. Attorno circa alla quarta settimana, quando la dolorabilità va ad estinguersi, è possibile introdurre esercizi di reclutamento muscolare e dolce allungamento, in modo da modellare ed elasticizzare la cicatrice abituandola all’attività muscolare. Intensificando gradatamente il lavoro si torna poi all’esecuzione del gesto atletico specifico ed all’allenamento sul campo.
La rottura completa (vedi sopra).

La Prevenzione
Restiamo fermamente convinti che “prevenire sia meglio che curare”. A questo proposito conviene rispettare alcune norme dettate dal buon senso:

  • eseguire sempre un riscaldamento generale e specifico della muscolatura
  • assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche idonee per sostenere lo sforzo
  • valutare attentamente la praticabilità del terreno di gioco
  • scegliere abbigliamenti adatti, coprirsi per bene nei mesi invernali e, se necessario, utilizzate pomate specifiche durante la fase di riscaldamento
  • eseguire sempre esercizi di allungamento per migliorare l’elasticità e la flessibilità muscolare sia in fase preparatoria che defaticante
  • correggere eventuali squilibri muscolari e posturali
  • osservare i giusti periodi di riposo senza sottovalutare l’insorgenza del dolore, seppure di lieve entità.