Cos’è il tendine?
I tendini collegano e ancorano l’estremità del muscolo all’osso; la contrazione muscolare provoca un “accorciamento” del muscolo che, essendo agganciato tramite il tendine all’osso, è in grado di sollevarlo; pertanto i tendini consentono di trasformare la forza generata dalla contrazione muscolare in movimento.
Considerando le enormi forze che i muscoli sono in grado di generare e le importanti sollecitazioni a cui sono sottoposte le articolazioni durante uno sforzo, il compito dei tendini è tutt’altro che agevole; per questo motivo la natura ha dotato il tessuto tendineo di speciali caratteristiche.
Com’è fatto il tendine?
Le cellule che compongono il tessuto tendineo si chiamano tenociti e producono il collagene, una particolare sostanza costituita da filamenti lunghi e sottili, disposti parallelamente l’uno con l’altro, fino a formare dei piccoli fascicoletti (fibrille).
Queste fibrille vengono raccolti in fasci secondari più grandi; ognuno di questi fasci viene nuovamente raccolto in fasci terziari più grandi, che uniti tra loro costituiscono il tendine.
Questa particolare distribuzione dei fasci garantisce un’eccezionale resistenza alle forze di trazione; è presente, seppur in minima percentuale anche l’elastina, una fibra dalle proprietà elastiche che consente al tendine di ammortizzare i bruschi cambi di tensione a cui è spesso sottoposto.
Come fa ad essere così solido?
La superficie esterna del tendine è interamente rivestita dal peritenonio, una lamina connettivale molto resistente. Nel passaggio tra muscolo e tendine, il peritenonio si intreccia con la fascia che avvolge il muscolo (perimisio) e alcune fibre muscolari, creando una vera e propria “saldatura”. Nel passaggio tendine ed osso invece il peritenonio si fonde alla lamina che avvolge la superficie esterna dell’osso (periostio), creando un punto di ancoraggio molto stabile.
Ma i tendini sono tutti uguali?
La microstruttura descritta sopra è comune a tutti i tendini, ma la forma, la lunghezza e il tipo di rivestimento possono presentare grosse differenze.
Ad esemipo il tendine rotuleo è lungo circa 8 cm e largo 3,5/4 cm, mentre il tendine d’achille è cordoniforme ed è lungo circa 15 cm; i muscoli adduttori e i muscoli addominali invece s’inseriscono all’osso del pube quasi direttamente, in assenza di un vero e proprio tendine; si parla in questo caso di entesi.
I tendini dei flessori ed estensori delle dita, molto lunghi e sottili, sono stati dotati di una speciale guina sinoviale che, avvolgendoli, li protegge e ne agevola lo scorrimento.
I tendini che non hanno questa guaina sono invece protetti dalle borse, particolari strutture a forma di cuscino che riducono l’attrito e lo sfregamento.
Perché il tendine si sovraccarica?
Nonostante l’eccellente resistenza alla trazione e i sistemi di protezione offerti dalla natura (guaina sinoviale o borse), le sollecitazioni a cui i tendini vengono sottoposti sono talvolta causa di sovraccarico e infiammazione.
L’infiammazione del tendine prende il nome di tendinite ed è causata nel 97% dei casi ripetuti microtraumi che dopo un certo periodo lesionano le fibrille.
Le cause possono essere molteplici: un sovraccarico funzionale; un aumento della frequenza e dell’intensità degli allenamenti; abbigliamento e calzature non adeguate; corsa su terreni sconnessi o particolarmente duri, scivolosi o troppo soffici (come la sabbia); errata esecuzione del gesto tecnico; o ancora squilibrio tra forza muscolare e resistenza tendinea; iniezioni locali di corticosteroidi; la ripresa precoce degli allenamenti dopo un infortunio; e infine vizi posturali non corretti.
Più in generale le patologie tendinee insorgono a causa di un’attività fisica a cui non si è abituati e preparati; per un atleta potrebbe trattarsi di un cambiamento radicale del programma di allenamento; per un sedentario di una nuova attività lavorativa o di uno sforzo fisico troppo impegnativo.
Mentre il muscolo, grazie all’importante quantità di sangue che riceve, è dotato di una buona capacità di rigenerazione, il tendine, poco vascolarizzato, si adatta ai carichi di lavoro con maggiore difficoltà e si rigenera molto più lentamente; rimane pertanto più suscettibile ai cambiamenti di carico.
Alcune precisazioni:
Nel caso in cui ad infiammarsi sia un’entesi si parla di entesite; l’infiammazione dei tendini dotati di guaina sinoviale prende invece il nome di tenosinovite; i processi infiammatori spesso coinvolgono anche le borse e si parla in tal caso di borsiti.
La zona del tendine generalmente più esposta a sovraccarico è quella di ancoraggio tra tendine ed osso; questa porzione è infatti costretta a subire continui cambi di tensione; in tal caso si parla di tendinite inserzionale.
La tendinite è un processo acuto, di durata variabile a seconda della sede in cui si presenta; se trascurata tende spesso a cronicizzare, intaccando la parte più profonda del tendine.
Questa situazione, che si definisce tendinosi, comporta un indebolimento progressivo del tendine; le fibrille danneggiate non hanno il tempo di completare la riparazione, restano deboli e sottili e ciò aumenta notevolmente il rischio di rottura tendinea.